Il marzo orribile dell'editoria ha lasciato quasi ovunque ferite aperte, e dato una bella gelata a un settore che, per dirla con la rassegnata ironia di Fedele Confalonieri, non è che sia oggi molto di moda. Non che prima fossero rose e fiori, perché nell'era di Internet, della multimedialità e dell'informazione in tempo reale, la carta stampata odora di vecchio. Ma è accaduto, beffardo destino, che i buoni risultati di gennaio e febbraio avessero illuso sulla sua possibile riscossa. Poi, invece, la bastonata di marzo e la drastica riduzione degli utili hanno stroncato sul nascere la speranza. Da qui l'affannosa corsa a rivedere budget e strategie di fronte alla totale incertezza delle prospettive e alla scarsa visibilità sul futuro. In questo porto delle nebbie, dunque, tutti hanno di che lamentarsi, ma qualcuno di più, non foss'altro che la Rcs, unica tra i grandi, ha da poco archiviato un trimestre in rosso (18,6 milioni di perdite contro i 16,9 di utile del 2007). Un rosso che da quattro anni non compariva nei bilanci, prodotto di tanti fattori: dal calo della pubblicità a quello previsto dei collaterali, dai costi relativi al lancio della nuova Gazzetta dello Sport agli ammortamenti e oneri conseguenti all'acquisizione della spagnola Recoletos. Così Antonello Perricone, 61 anni, da quasi due alla guida della società che edita il Corriere della Sera dopo essere stato in Sipra, Manzoni, Maserati e Itedi, ha trasferito sull'azienda la ferrea dieta che lui, per contrastare una mai drammatizzata tendenza all'appesantimento, si è imposto a tavola.
«La premessa di ogni nostro intervento risponde a due obiettivi», spiega l'a.d. di Rcs nell'intervista esclusiva concessaci al termine del consiglio: «Vogliamo chiudere il 2008 sugli stessi livelli di risultato operativo dell'anno precedente, e al contempo enfatizzare la priorità strategica dello sviluppo multimediale. Chiaro che occorrerà stringere la cinghia, ma cercheremo di farlo in maniera intelligente. All'ultimo cda avevo detto ai consiglieri che sarebbe stato bene rivedersi prima dell'appuntamento di agosto: mi ero accorto che la frenata di marzo non era congiunturale, imputabile alle elezioni e all'anticipata cadenza della Pasqua, ma di proporzioni macroeconomiche ben più serie».
Anche se Perricone non conferma nei dettagli le cifre, si parla per l'anno in corso di tagli per 50 milioni di euro (una cura da cavallo, se è vero che alla Mondadori ne hanno fatti per 40 distribuiti negli ultimi due anni). «Le azioni riguardano tutte le società e tutti i Paesi, nessuno escluso. Si va dal contenimento dei costi alla revisione delle collaborazioni e consulenze, alla razionalizzazione di processi e sistemi. Per quel che riguarda il costo del lavoro c'è un sostanziale blocco del turnover, e piani di riorganizzazione già definii a inizio anno con i sindacati, con uscite incentivare e programmate. In più un intervento specifico sui dirigenti». Tutto ciò si traduce nel blocco delle 200 assunzioni previste per il 2008, mentre saranno una ventina i dirigenti di cui verrà agevolata l'uscita.
Dal dimagrimento non si salvano le attività estere, che per Rcs vogliono dire soprattutto Spagna, dove Perricone, in quella che fu una delle sue prime sortite, ha comprato Recoletos, affiancandola così a El Mundo, il secondo quotidiano iberico già da tempo in portafoglio. Per celebrare l'evento, lo scorso febbraio vertici e consiglieri decisero di riunire il cda a Madrid. In quel momento ancora nessuno sospettava che la Spagna felix, quella che aveva contribuito alla grande ai risultati del gruppo tanto da meritare festeggiamenti in loco, sarebbe di lì a poco piombata in una cattiva congiuntura. Ma se si eccepisce che, col senno di poi, quell'acquisto non andava fatto, la voce dell'a.d. si increspa. «Assolutamente no, Recoletos ci dà comunque una importante quota di mercato e vantaggi sinergici di gran lunga superiori a quelli ipotizzati al momento dell'acquisizione. Il problema è che dopo tredici anni ininterrotti di boom, il Paese sta soffrendo una brutta crisi».
Il cda ha anche deciso, cosa per altro scontata alla vigilia, di accelerare lo sviluppo integrato di carta e Internet. «La flessione delle copie è un fenomeno generalizzato in tutto il mondo, inutile fingere il contrario. Per contro abbiamo un Corriere.it che vanta oggi circa 11,5 milioni di lettori unici. Forse che possiamo considerarli figli di un dio minore? In realtà, ma abbiamo già incominciato a farlo, venderemo sempre di più il sistema Corriere, di cui quello di carta è una componente. A questo punto noi prestiamo la massima attenzione al rinnovo del contratto di categoria, soprattutto per la parte normativa». Fuor di metafora, vuol dire che il prossimo contratto dovrà sancire l'abolizione di steccati tra giornalisti della carta e Internet? Perricone rifiata e pesa le parole. «Dico solo che bisognerebbe smetterla di considerare il digitale come un settore che avvantaggia solo gli editori, ma come una opportunità per tutti. Senza Internet come farà la carta stampata a vivere da sola?».
Come se non bastasse, c'è poi il capitolo collaterali, che nell'ultimo decennio sono stati la delizia di tutti gli editori consentendo loro di ingrassare i bilanci. Dopo il boom ora se ne vendono molti di meno, un calo che negli ultimi quattro anni è costato alla Rcs 25 milioni di euro. «Si parla naturalmente di margini, non di ricavi», precisa Perricone, facendo capire che, pur avendo in animo di moltiplicare le nuove iniziative, quello dei collaterali è un settore inesorabilmente destinato a declinare. Se poi ci si mette che la pubblicità avrà, se li avrà, tassi di crescita irrisori («E per fortuna – dice – questo per la Gazzetta dello Sport è un anno pari, che vuol dire Europei di calcio e Olimpiadi»), «il quadro d'insieme richiede forte attenzione. Ho chiuso il mio intervento in cda con le tre parole chiave cui d'ora in avanti obbedirà la nostra azione: discontinuità rispetto all'approccio tradizionale, determinazione, e soprattutto qualità» conclude Perricone, che affida alla prossima semestrale il compito di marcare l'inversione di rotta rispetto al primo trimestre.

 

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